Estrarre a sorte i magistrati del CSM
di Pietro Di Muccio de Quattro
Il Consiglio superiore della magistratura, Csm in sigla, previsto dagli articoli 104 e 105 della Costituzione, è formato da tre membri di diritto (presidente della Repubblica, presidente della Cassazione, procuratore generale della Cassazione), otto membri eletti dal Parlamento in seduta comune tra professori universitari di diritto e avvocati con quindici anni d’anzianità professionale, sedici membri eletti dai magistrati tra i magistrati. Il rinnovo del Csm è in atto. I magistrati votano. La magistratura è governata dal Csm, che assume, assegna, promuove, trasferisce e punisce i magistrati. E’ inevitabile che sia così perché la magistratura costituisce un ordine (non potere dello Stato!) autonomo e indipendente da ogni altro potere (dello Stato: il legislativo e l’esecutivo!). Dunque non può essere che governata da se stessa, sebbene la natura corporativa dell’organo di autogoverno, il Csm appunto, sia stata opportunamente dai Costituenti temperata con la componente di nomina politica. Mentre l’elezione parlamentare, per quanto l’elettorato passivo sia riservato solo a due qualificate categorie di giuristi, risponde in modo appropriato alla giusta esigenza di assicurare nel Csm la presenza di rappresentanti delle prevalenti tendenze politiche, l’elezione dei togati da parte dei colleghi togati costituisce una scelta dei Legislatori ordinari, non dei Costituenti; scelta né necessaria né provvida, alla luce dei fatti. Qui non è in discussione che il Csm sia in maggioranza composto da magistrati, bensì che tali magistrati siano eletti dai magistrati. Infatti la magistratura ordinaria è afflitta, come denunciano tanti degli stessi magistrati, da una sorta di frantumazione professionale parapolitica, che dà il peggio di sé proprio nelle votazioni per eleggere i rappresentanti nel Csm. E’ inevitabile che l’elezione si svolga secondo i canoni delle lotte di potere tout court. Ci sono liste, candidati, campagne elettorali: tutto, ovviamente nel ristretto ambito del mondo della magistratura ordinaria. Per effetto dell’elezione stessa, effetto aggravato dal metodo proporzionale, la rappresentanza dei magistrati ha cambiato natura. E’ divenuta prettamente politica, con tutto quel che ne consegue, niente affatto commendevole in molti aspetti implicati e connessi all’amministrazione della giustizia.
A rigore, tuttavia, le cose non è detto che debbano andare come vanno. I magistrati eletti nel Csm, come dice il nome stesso, sono, dovrebbero essere, rappresentanti tecnici dei magistrati elettori. La deriva politicante del Csm, che ne ha pure accentuato inaccettabili chiusure, fino a condurne certi componenti a scimmiottare il peggiore parlamentarismo senz’essere parlamentari, può e deve essere arrestata mediante una riforma costituzionale che abolisca l’elezione diretta, “correntizia”, dei rappresentanti togati e ne stabilisca la selezione mediante estrazione a sorte, con procedimento stocastico. Sappiamo che il sorteggio fu largamente adoperato dall’antica Atene e nella Repubblica di Venezia addirittura per le cariche politiche. Ancora oggi c’è chi lo sostiene per le assemblee parlamentari. Ma altri lo avversano per i troppi inconvenienti se applicato alla rappresentanza politica. Il richiamo (Grillo a parte, che vi si è temerariamente avventurato) serve ad avallare l’estrazione a sorte come sistema di scelta dei componenti togati del Csm. In tal caso, infatti, non solo il metodo del sorteggio supera tutte le obiezioni che possano essere opposte ad esso quando venga adoperato per scegliere i rappresentanti nelle assemblee politiche, ma neppure mostra alcuno degli svantaggi lì riscontrabili, mentre presenta proprio qui decisivi vantaggi di per sé evidenti, specie alla luce dell’essenza e della funzione costituzionali del Csm. Come ha chiarito la Corte costituzionale, i caratteri della giurisdizione afferiscono a ciascun singolo magistrato sicchè essa è “diffusa” paritariamente, secondo qualifiche e competenze, in tutti i magistrati, in questo assolutamente eguali. Il fatto che i magistrati si distinguano per funzione, non per grado, e che la loro rappresentanza sia tecnica, non politica, costituisce la condizione ideale per la selezione stocastica del Csm. Non pare inutile ricordare che stokasticòs significa “mirare bene al bersaglio”, dunque “pensarla giusta”.
Newsletter – anno XVIII – n. 375 – 16 luglio 2018