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Che tristezza

Società Libera online

Anno XIX – n. 409 – 29 ottobre 2019

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CHE TRISTEZZA

di Vincenzo Olita

Sergio Costa, ministro 5Stelle dell’ambiente, ci spiega che occorre dare impulso all’economia circolare con la cultura del riciclo e dismettere definitivamente la cultura del rifiuto, nel frattempo Roma soffoca tra 4600 tonnellate di rifiuti prodotti quotidianamente. Il confronto con capitali e ministri europei evidenzia che il nostro ministro ambientalista manca sia di buon senso che di vigoria intellettuale. Che tristezza

Fortunatamente solo un’infinitesima parte della popolazione, dalla Lombardia alla Sicilia, ha fatto l’esperienza di un Pronto Soccorso, dove si attende anche per 8/10 ore l’accettazione, per poi ascoltare in TV che abbiamo la migliore sanità del mondo. Che tristezza

Infiniti tempi della giustizia, carcerazioni in ambienti disumani con pessime prospettive, rapporti lacerati e conflittuali tra i componenti la comunità carceraria, il tutto a proposito della funzione rieducativa della pena. Che tristezza

In famiglie prive di sufficienti risorse finanziarie, la convivenza con condizioni croniche dei nostri vecchi, con malattie invalidanti di un congiunto, si traduce, tra la pubblica indifferenza, in un calvario quotidiano. Che tristezza

Si è parlato della manovra di bilancio dal 15 gennaio e si continuerà fino al 30 dicembre, argomento quasi incomprensibile per la maggior parte della popolazione, ma funzionale agli interessi mediatici: si riempiono palinsesti e cachet di moderatori, il più delle volte, ignari dei fondamentali dell’economia. Da liberale, lo dico con Marx, siamo alla personificazione dell’economia. Che tristezza

La consapevolezza di avere un Presidente del Consiglio buono per tutti gli usi ed utile per tutte le stagioni, disprezzato dagli ex alleati, ben considerato dagli ex avversari, conduce ad una misera considerazione del sistema politico nel suo complesso. Che tristezza

Debito pubblico, manovra finanziaria, emigrazione, con porti chiusi o aperti, lotta alla droga persa da anni, sistema elettorale riformato ad ogni legislatura, priorità che il Paese non avverte come tali. Che tristezza

Il clero cattolico compresso e indaffarato tra lotta alla pedofilia e intrighi tra fazioni della gerarchia, tra teologia della liberazione e disinteresse per l’estesa crisi del cattolicesimo in Occidente. E i fedeli? Che tristezza

In undici anni l’incapacità della classe politica, di tutti gli schieramenti, di privatizzare l’Alitalia é costata più di 10 miliardi. Ora il Governo ha concesso, per la presentazione di un’offerta vincolante, la settima proroga al 21 novembre. Passata sotto silenzio l’ulteriore erogazione di un prestito di 400 milioni per far fronte ad una perdita giornaliera di 715 mila euro. Uno scandalo europeo. Non resta che consolarsi con lo slogan che Berlusconi coniò “Io amo l’Italia, io volo Alitalia”. Che tristezza

Apprendiamo dal capo politico dei 5Stelle che viviamo in un periodo post ideologico che letteralmente non significa nulla, la destra resta la destra, la sinistra resta la sinistra, a meno che non vengano cancellate come è stato fatto con la povertà. Che tristezza

Lo Stato, ovvero la maggioranza governativa, per il nostro benessere pretende di disciplinare anche i metodi di pagamento, facendo balenare l’idea che se tutti pagano le imposte io pagherò di meno, intanto dovrò pagarmi annualmente una carta di credito e relative spese. Che tristezza

Il Paese non guarda al futuro, non ha la cultura del progetto, é ripiegato sul passato e vive sugli errori degli avversari politici, non ha coesione sociale, né un elemento fondamentale delle società aperte: l’informazione, relegata al ruolo di sottoprodotto della politica. Insomma é un Paese fondamentalmente triste, molto triste.

Può sembrare l’esemplificazione di uno stato emotivo individuale invece é un profondo sentimento diffuso tra chi non vive di politica, non lavora per la politica, non beneficia della politica, non vota per interessi politici, non è affascinato dal politicamente corretto e che possiamo definire, qualunquisticamente, persone qualunque.