L’Italia di sempre
Società Libera online
Anno XX – n. 414 – 8 marzo 2020
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L’ITALIA DI SEMPRE
di Vincenzo Olita
Era il 18 novembre 1940 quando l’allora Capo del governo annunciò che avremmo spezzato le reni alla Grecia, con lo stesso impeto nel 1895 era iniziata la disastrosa guerra di Abissinia. Si potrebbero ricordare innumerevoli momenti storici, in cui avventate analisi e compiaciuta retorica hanno fatto da filo conduttore nella politica italiana, oggi dalla gran confusione prodotta dal Coronavirus abbiamo imparato ancora. Dal sindaco Sala, la capacità di posizionarsi sempre al posto giusto, non a caso il 22 febbraio affermava “due positivi a Milano, non fomentiamo allarmismi“, il 23 febbraio comunicava “chiudiamo le scuole per una settimana” e, a distanza di 4 giorni, il 27 febbraio sull’onda della parola d’ordine Milano riparte, ci informava “riaprire al più presto Milano”. Da alcuni tecnici, anche nelle vesti di scienziati, abbiamo imparato che possono rappresentare posizioni ed interessi di parte, il direttore scientifico dello Spallanzani, intervenendo all’assemblea nazionale Pd il 22 febbraio, dopo aver giustamente evidenziato pseudoscienziati e colleghi in cerca di visibilità televisiva, trascina il suo ruolo e le sue competenze nell’agone politico. Irritante la posizione ricoperta da un esponente dell’OMS, contemporaneamente consulente del Ministero della salute, che interviene con assiduità sui media, ma non è chiaro se parla come OMS o come consulente del ministro della salute. Non è poco sul piano della trasparenza e della chiarezza, mentre il direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus il 29 febbraio elevava a livello “molto alto” la minaccia per l’epidemia, i contagiati in Italia erano 822, il nostro consulente tendeva a minimizzare in ossequio al mutamento della strategia comunicativa, che, dopo 3/4 giorni dall’instaurazione delle zone rosse, già prevedeva il refrain l’Italia deve ripartire. E sì, abbiamo conosciuto anche angoli di cultura medica particolarmente sensibili alla partigianeria della politica.
Nella sua prima conferenza stampa il Presidente del Consiglio assicurò: abbiamo adottato le misure più efficaci, di massima sicurezza e precauzione, l’impegno del nostro sistema sanitario, tra i migliori al mondo, è riuscito a svelare tanti casi di contagio con un massiccio uso dei tamponi a differenza degli altri paesi europei che non li hanno utilizzati per non far emergere il vero numero dei contagiati. Panzana incredibile, sostenuta dalla solita informazione e da un’interessata medicina militante. La panzana: un tampone è solo uno strumento che segnala il virus, la malattia laddove esiste, ricercata o meno, svela la sua sintomatologia che, nel 10% dei casi, per essere affrontata necessita di ricovero in terapia intensiva. Quindi, se gli europei non hanno cercato i contagiati dovremmo concludere che hanno occultato il 10% di malati bisognosi di cure altamente specialistiche.
Siamo all’Italia di sempre, si perdono battaglie ed occasioni, ma la classe politica si adopera per l’esaltazione della propria immagine, sforzo momentaneo, la storia farà giustizia di apparizioni televisive, dichiarazioni e conferenze stampa in cui si esternano banalità: l’Italia non si arrende. Tutelare il bene della salute degli italiani, che nella gerarchia dei valori costituzionali è al primo posto. Supereremo questo momento impegnativo, dobbiamo e possiamo aver fiducia nell’Italia.
In quale Italia dobbiamo riporre la nostra fiducia? In quella politica del governo e dell’opposizione, in quella delle regioni e di fantasiosi amministratori locali, nei medici partigiani per convenienza e spesso in disputa fra loro? Questo non è il tempo di dolci e suadenti parole, questo non è il tempo, né per la maggioranza né per l’opposizione, di solcare palcoscenici televisivi illudendosi che un’inconsistente comunicazione possa accrescere consenso, insomma, l’epidemia come opportunità. Questo è il tempo della responsabilità, dell’esempio e del disinteresse, è il tempo delle congetture e delle confutazioni, è il tempo del dono, non del riscuotere. E’ il tempo di ricordare Carlo Urbani l’infettivologo che identificò in Vietnam il primo focolaio di Sars morendone a Bangkok nel 2003. Quanto sarebbe di giovamento alle nostre ansie e al nostro morale se l’informazione desse spazio alla lettera che Urbani scrisse ai figli nel 2000! Non a caso già nel 2003 Società Libera gli attribuì il Premio Internazionale alla Libertà, per aver indicato al mondo il valore della responsabilità individuale. Naturalmente anche oggi possiamo contare su figure di rilevante affidamento, Massimo Galli direttore del reparto malattie infettive del Sacco, è quanto mai lontano da ragionamenti e convenienze politiche, minima la sua esposizione mediatica, trasparenti e convincenti i suoi ragionamenti.
La crisi economica internazionale che, tra l’altro, falcidia il risparmio privato, se non adeguatamente fronteggiata sfocerà in un’inevitabile recessione mondiale. Intanto la Federal Reserve ha tagliato il costo del denaro di mezzo punto, portandolo tra l’1 e 1,25% e riservandosi altri prossimi interventi; Australia, Malaysia e Canada hanno già adottato iniziative simili. Massicci gli interventi della Banca centrale cinese per stimolare l’economia: il 17 febbraio ha tagliato i tassi di interesse sui suoi prestiti a medio termine dal 3,25% al 3,15; ha iniettato liquidità nel sistema finanziario, acquistando titoli sul mercato per un valore di 100 miliardi di yuan (13 miliardi di euro), dopo aver già stimolato l’economia con 1000 miliardi di yuan (132 miliardi di euro) nei primi giorni della crisi sanitaria. E l’Europa? Non tace, il 2 marzo un intervento del Vicepresidente della BCE Luis de Guindos “L’epidemia globale potrebbe penalizzare la crescita economica e la Bce è pronta ad adeguare tutti i suoi strumenti a seconda della necessità”. Ma il membro del board Francois Villeroy de Galhau, che è anche governatore della Banca di Francia, nello stesso giorno precisava: “La Bce è pronta a sostenere l’economia, se necessario, sebbene non siano ancora necessarie ulteriori azioni. Se servisse di più e fossimo convinti che possa essere efficace, allora potremmo fare di più, ma non è ancora il momento”. Superfluo il commento.
Noi non ci arrendiamo, supereremo il contagio, ritorneremo a gustare la grande bellezza delle nostre relazioni, ci adopereremo per la bella politica, ma purtroppo continueremo a pensare, parafrasando lo scrittore Paul Vasili (La Societé de Rome 1887), che l’Italia è un Paese di molti giornali, ma non è un Paese di grande stampa.
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