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Il probabile tramonto del Natale la certa implosione di un papato

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Anno XXI – n. 459 – 6 dicembre 2021

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IL PROPABILE TRAMONTO DEL NATALE LA CERTA IMPLOSIONE DI UN PAPATO

di Vincenzo Olita*

La commissaria europea all’Uguaglianza, la maltese Helena Dalli, ha ritirato il documento sulle linee guida della comunicazione interna dell’Unione dichiarando che non soddisfa gli standard di qualità della Commissione e che lavorerà ulteriormente sul documento denominato Unione dell’uguaglianza. I professionisti dell’ottimismo sono appagati, Forza Italia rivendica il merito del ritiro del documento, Fratelli d’Italia: Una nostra vittoria, fermato il politically correct. Italia Viva: Bene il ritiro, era assurdo e sbagliato, e così di seguito. Come di consueto tutto è letto, tradotto e ricondotto in chiave domestica: l’importante è intestarsi anche una pirrica vittoria. Purtroppo, il ritiro ha molti padri ma pochi credibili analisti.
Se l’obiettivo del documento, come precisato dalla commissaria all’Uguaglianza, era di evidenziare la diversità della cultura europea, avrebbe dovuto ricondurre ragionamenti e riflessioni ai contrasti e agli attriti che si svilupparono intorno al 2003, sul riferimento alle radici giudaico-cristiane da introdurre nella Costituzione europea. Infatti, quel richiamo non avrebbe, in alcun modo, compromesso la laicità della Carta, ma il braccio di ferro vide perdenti i favorevoli all’inserimento e la nascita di un documento storicamente e quindi culturalmente acefalo che, per altre criticità, non visse a lungo e di cui solo alcuni aspetti furono assorbiti dal Trattato di Lisbona.
Oggi, in effetti, gli Ugualitari della Commissione che cosa indicano? Partendo dal presupposto che in Europa tutti dobbiamo essere eguali senza indicazioni di genere, razza, etnia, religione, orientamento sessuale e considerando il Natale una festività poco inclusiva, deducono che i periodi festivi devono essere indicati in forma generica perché non siamo tutti cristiani.
Ovviamente non tutti lo siamo, ma se non ricordiamo il Natale, festeggiandolo, se l’Ebraismo non celebra la ricorrenza del Chanukkà detta anche festa delle luci, spesso coincidente con il periodo natalizio, se la Chiesa ortodossa non ricorda il Natale che, seguendo il calendario giuliano, cade il 7 gennaio, perché dovrebbero continuare a sussistere le festività di fine e inizio anno?
Se infastidiscono nomi tipicamente cristiani come Maria e Giovanni, perché i funzionari europeisti non esprimono la stessa amorevole sensibilità anche per Muhammad e Aisha?
Si potrebbe continuare nel ricordare ulteriori amenità del documento e farne una parcellizzata contestazione: sarebbero riflessioni inconcludenti al fine di un’effettiva olistica comprensione di un trend di grande appeal, in particolare nel mondo occidentale, un orientamento supportato e coniugabile con modernismo, progressismo, novismo, e perché no, con vuotismo insignificante e modaiolo.
In forza degli stessi impulsi negli USA si abbattono le statue, in Italia, in solidarietà con le colleghe si va a scuola vestite da donna e in un liceo, in sentita partecipazione per le disforie di genere, con asterischi si tronca il finale di sostantivi e aggettivi che qualificano un’identità sessuale.
Occorre prendere atto che è un processo, almeno per ora, inarrestabile, teso all’interiorizzazione di un nuovo Ordine mondiale: assicurerà coesistenza e felicità eliminando le frontiere, l’identità genitoriale, affermando un monoculturalismo, una religione universale, affidando la nostra libertà individuale alla rete, ingannevole ma appagante, dei social media.
Questa prospettiva del futuro, una gnosi esistenziale, la cui strategia tutto prevede e tutto sistematicamente pianifica, presenta una sola consistente criticità: non è in grado di determinare il consenso elettorale, in quanto non ha individuato, con altrettanta lucidità, un progetto di mutamento politico su scala nazionale.
Finanza e cultura planetaria, informazione da sottoprodotto politico, papato bergogliano impegnati per la felicità futura; passi per le posizioni della Commissione della von der Leyen: “Siamo neutrali sulle questioni delle religioni, abbiamo un costante dialogo con tutte le organizzazioni religiose e non confessionali”, ma dal suo capo la Cristianità si sarebbe attesa una netta presa di posizione dalla scomparsa del Natale, anche solo dalla comunicazione interna dell’Ue. A parte una blanda presa di posizione del Segretario di Stato, il silenzio ha avvolto il soglio pontificio che prosegue verso l’immiserimento della sua stessa religione, un continuo e inarrestabile svuotamento verso un datato buonismo sociale.
La Storia insegna che le civiltà non vivono in eterno e quella occidentale non sarà da meno, il Cristianesimo sarà piccola minoranza centrata sulla fede e molto meno su Roma.
Altro che vittoria per il ritiro di un misero documento che dimostra ancor più il cammino verso il nuovo Ordine e la secondarietà delle nostre dirigenze.
Per il liberalismo una certezza: l’individualismo e le sue libertà non si diluiranno nell’indifferenziazione dell’Umanità.

* Presidente Società Libera


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