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UNA SCUOLA POST CULTURALE


Società Libera online

Anno XXIV- n. 532 – 20 marzo 2024

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Liberae Sunt Nostrae Cogitationes


di Maria Perrone*

Da oltre vent’anni ogni Ministro della Pubblica Istruzione ha tenuto a fregiarsi delle sue innovazioni con il risultato dell’aumento delle attività e dell’impoverimento dell’insegnamento.

Si sono susseguite riforme di vario genere, con iniziative e figure sempre nuove: dall’Alternanza Scuola Lavoro della Riforma Moratti, rinominata PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento) alla “Buona Scuola” di Renzi, all’Orientamento scolastico con i docenti Tutor e Orientatori e all’innovazione digitale con i fondi del PNRR del Governo Meloni, passando per lo studio dell’Educazione Civica obbligatorio e trasversale a più discipline avviato dai 5Stelle.

Novità che hanno prodotto burocrazia, documenti programmatici, relazioni finali, valutazioni e voti dedicati, nuova terminologia e ovviamente nuove figure professionali.

Le nuove mansioni sono retribuite e non obbligatorie, e per molti insegnanti le nuove attività si cumulano con l’insegnamento della propria disciplina e con le mansioni extracurricolari pregresse “incomprimibili” come il coordinamento di una classe o il ruolo di segretario di un consiglio di classe.

Fra preparazione delle lezioni, correzione di compiti, consigli di classe, scrutini quadrimestrali, collegi dei docenti, colloqui con le famiglie, riunioni di dipartimento, formazione obbligatoria, aggiornamento sui testi che cambiano continuamente, per un docente la pura “didattica” implica un sostanzioso quantitativo di ore mensili.

Quanto sono indispensabili al funzionamento della scuola e all’istruzione altre figure introdotte dai vari Governi? Referenti o Coordinatori dell’Alternanza/PCTO e dell’Educazione Civica, Consulenti Didattici per la gestione dei fondi PNRR, membri delle Commissioni viaggi, Referenti dei Progetti più disparati, che spaziano dalle uscite al cinema, alle attività pomeridiane extracurricolari, al concerto scolastico di fine anno.

La professione di insegnante è sempre più simile a quella di un burocrate multi-mansione (o multitasking, per la moda) che deve dedicarsi a molteplici attività, che inevitabilmente tolgono tempo ed energie alla didattica, all’insegnamento e alla Cultura.

Occorre considerare le ricadute per gli studenti dell’esplosione di stimoli: le uscite didattiche più o meno attinenti con l’indirizzo di studio, le prove statistiche INVALSI, i viaggi di istruzione, le assemblee di istituto, le due ore mensili di diritto d’assemblea di classe, i tornei sportivi intra ed interscolastici e i progetti svolti in orario curricolare che si aggiungono ai saperi minimi.

Interessante, ma che ne è del Sapere, dei contenuti di base delle discipline, delle “basi del mestiere” che   difficilmente ci sarà tempo di imparare nella vita? Perché sì, non bastano le conoscenze (il sapere) ci vogliono anche le competenze (il saper fare) e le abilità (il saper essere), secondo una terminologia cara ai fantasiosi documenti programmatici dell’Unione europea; ma se manca la base imprescindibile delle conoscenze, su cosa costruire competenze e abilità?

Come potrò comunicare efficacemente in inglese se non sono in grado di distinguere fra un sostantivo e un verbo e di comporre una frase correttamente? Come elaborare un programma informatico se non padroneggio le basi della logica e della matematica? Come preparare un menu aziendale se non so gestire le proporzioni degli ingredienti? Come individuare le dinamiche della storia che si ripetono, e magari capire qualcosa di più dell’attualità politica, se non padroneggio i luoghi geografici, i fatti e la loro cronologia?

Gli studenti si trovano ad essere bersagliati da mille stimoli (per l’oggi, “input”), col risultato che la loro attenzione si disperde in mille rivoli e che faticano a concentrarsi su un qualsiasi contenuto, senza chiamare in causa l’ulteriore dispersione causata dai cellulari e dalle varie attività pomeridiane. Comprendere, reagire criticamente a un’informazione, metterla in relazione con le proprie conoscenze pregresse, assimilarla, richiede tempo e concentrazione. In una parola, richiede studio. Si propongono con entusiasmo molteplici attività stimolanti, salvo poi lamentarsi che gli studenti non sono in grado di concentrarsi su un testo, comprenderlo, recepirlo in maniera critica, elaborarlo, per arrivare a quella sintesi personale che è la conoscenza.

Insomma, è venuta meno l’essenza della scuola: trasmettere la centralità di Studio e Cultura, patrimonio della nostra civiltà.

E gli insegnanti? Alcuni assumono molteplici incarichi con motivazione o per tornaconto anche legittimo (alcuni progetti sono ben retribuiti). Altri tendono ad evitare il più possibile i compiti che vadano al di là della didattica.

Mancano visioni, proteste intelligenti e chiare, capaci di dare all’insegnamento dignità e valore. Non vi è voce contro la proliferazione di incarichi ed iniziative che va a scapito dell’insegnamento svilendo Didattica, Studio e Cultura. È superfluo parlare del ruolo e della presenza sindacale inutile al di là di piccoli o grandi scioperi per questioni contrattuali e stipendiali.

A scuola si finisce per fare di tutto, tranne che la Didattica, a danno della crescita culturale.

La scuola si è allontanata dal compito che le ha dato senso; trasmettere glistrumenti per una popperiana RICERCA SENZA FINE che vada al di là degli schemi, dei tornaconti, del politicamente corretto, delle iniziative di facciata, secondo uno spirito e un metodo per noi, di Società Libera, realmente significante.

*Società Libera