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UGUAGLIANZA E CRESCITA


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Anno XXIV- n. 543- 01 luglio 2024

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Liberae Sunt Nostrae Cogitationes


di Roberto Falcone*

Uguaglianza economica e crescita della ricchezza sono due aspirazioni ingannevoli. Molti pensano che chi li governa abbia il potere di realizzarle. Le persone, che in gran maggioranza non sono ricche, immaginano che i ricchi siano più felici. Sono motivate per l’uguaglianza sia dal loro senso di giustizia che dalla loro invidia, chi più dal primo che dalla seconda e altri viceversa.

Provano compassione verso i poveri e si illudono che l’uguaglianza possa scacciare la povertà.

Anche grazie a questa illusione, all’inizio di questo secolo in Italia il neonato partito delle 5 stelle ha potuto andare al governo. Intendono per crescita l’aumento di quella grandezza chiamata Prodotto Interno Lordo e danno retta a chi dice di occuparsi di farlo crescere.

Questi due miti vengono usati strumentalmente da tutti i partiti per ottenere il consenso. Per avvalersene, legislatori e governanti si sentono obbligati all’erogazione di sussidi e alla redistribuzione fiscale dei redditi. Per conquistare consenso popolare, in Italia ogni pubblico amministratore si ritiene custode del principio dell’art. 53 della Costituzione: “il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Ai fini della sua carriera politica vuole mostrare di contribuire alla redistribuzione dei redditi, introducendola nei più minuti e disparati provvedimenti amministrativi, come agevolazioni sul costo del trasporto pubblico, delle tariffe delle utilities, del costo dei moderni circenses, etc..

Viviamo in un regime di capitalismo monetario, che differisce in due cose rispetto a quello che lo ha preceduto: la dimensione del capitalismo di stato, enormemente cresciuta negli ultimi decenni, e la preponderanza dell’industria finanziaria, che per la maggior parte del secolo scorso quasi non esisteva.

Non è più vero che la crescita agevola i poveri poiché come la marea alzerebbe anche le barche più misere. La ricchezza dei singoli individui dipende da molti altri fattori, più che dallo stato dell’economia del paese nel quale essi vivono.

A mantenere elevate le disuguaglianze di ricchezza fra gli individui provvede oggi l’industria finanziaria, che trasferisce denaro dai poveri ai ricchi.

Il capitalismo monetario non vige solo nei paesi democratici dell’occidente.

È un fenomeno globale presente anche negli stati autocratici. La differenza sta solo nell’élite che controllano il mercato. Élite plutocratica e di rappresentanza politica nel caso dei paesi democratici, élite politico-militare nei paesi autocratici.

Secondo la Fisica moderna l’evoluzione, anche quella della società, è guidata dalla legge del disordine crescente, misurato da una grandezza fisica che si chiama Entropia. La Fisica ci dice che il nostro universo è nato con il Big Bang ed è destinato a morire. L’entropia dell’universo è sempre in aumento, fino al giorno della morte dell’universo. L’umanità, per mezzo della sua tecnologia, non può modificare che i dettagli della traiettoria dell’evoluzione. L’élite che governano gli Stati sono semplici agenti della legge dell’Entropia. Con le loro azioni motivate prevalentemente dall’ interesse personale di conservazione del potere, causano effetti generalmente dannosi e spesso inintenzionali, come la crescita del debito dello stato, la violazione dell’equilibrio naturale dei territori, il nuovo colonialismo mascherato dalla cooperazione internazionale. Tutti dettagli dell’evoluzione che non possono modificarne la traiettoria naturale.

Non sappiamo a quali nuove forme di convivenza ci condurrà la traiettoria dell’Entropia, né attraverso quali crisi e quali traumi. Il nostro compito è armare le future generazioni della fiducia e del buon senso necessari per affrontarli.

*Società Libera