DEMOCRAZIA E MOLTIPLICAZIONE DEI CENTRI DECISIONALI
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Anno XXIV- n. 562- 04 gennaio 2025
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DEMOCRAZIA E MOLTIPLICAZIONE DEI CENTRI DECISIONALI
di Roberto Caucchioli*
L’autorizzazione della Corte di Cassazione, previa conferma della Consulta, ha dichiarato ammissibile il Referendum abrogativo, sull’Autonomia differenziata per le Regioni, legge proposta dall’On. Calderoli. Se, la sentenza della Corte Costituzionale sarà confermata dalla Cassazione la parola, o meglio la responsabilità di decidere sull’autonomia regionale, ricadrà sul cittadino elettore.
La Democrazia, rappresentativa, prevede che chi ha il potere: il popolo, non lo eserciti e, invece, chi non ha il potere: i rappresentanti eletti, lo eserciti. In nome e per conto degli elettori.
A partire da questo assunto due riflessioni si impongono: l’effettiva competenza giuridica degli elettori chiamati ad esprimersi sull’Articolo Quinto della Costituzione – La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento –. La risposta del corpo elettorale potrà segnare un punto definitivo sul significato e sulle conseguenze dell’abrogazione o meno della legge Calderoli? O, come assai più probabile, sarà una risposta condizionata da prese di posizione partitiche o, ancor peggio, dal condizionamento dal sistema dei media, come avvenne per il referendum del 1987, dopo l’incidente al reattore nucleare della centrale di Cernobyl?
La seconda riflessione, attiene al problema della ridondanza degli organismi legislativi e amministrativi e alle loro reciproche sovrapposizioni. Il corpo amministrativo italiano è composto da circa 8.000 comuni, le Provincie, formalmente abolite ma di fatto tutt’ora presenti e, per un certo verso, dalle Regioni a statuto autonomo. Organismi, specialmente i comuni e le Regioni autonome che spesso travalicano il ruolo amministrativo che la Costituzione assegna loro e tendono a legiferare, seppur con valenza territoriale, talvolta in contrasto con le leggi superiori: Leggi ordinarie, prodotte dal Parlamento, Decreti legge e Decreti legislativi emanati dal Governo, il tutto sotto l’egida delle norme Costituzionali. A tutto questo apparato si è aggiunto recentemente il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa, un ordine legislativo di grado superiore a quelli dei paesi aderenti all’Unione Europea.
Questa proliferazione di legislazioni crea un diffuso senso di incertezza, sul chi e come vengono prodotte le norme e una conseguente disaffezione ai principi democratici. Il focus dei governi parlamentari, delle cosiddette democrazie liberali, dovrebbe invece consistere nell’agire a favore della collettività, pur partendo da punti di vista diversi, -partitici- nell’informarla sulle decisioni prese, nel renderla partecipe alla res publica e nel preparare le future generazioni all’agire politico. Spetta, piuttosto, agli elettori il controllo sulle azioni dei suoi rappresentanti. La moltiplicazione dei centri decisionali è, viceversa, antitetica a questi elementari principi. Capovolgendo il significato della locuzione latina: divide et impera, secondo la quale era opportuno creare dissidi fra i popoli sottomessi per poter più agevolmente dominarli, la frammentazione, la divisione delle decisioni fra più apparati, il sommarsi di nuove istituzioni politiche e la chiamata degli elettori ai referendum abrogativi, soprattutto se riguardano leggi costituzionali, appaiono ai più, funzionali alla deresponsabilizzazione dei centri di potere e all’allentamento del legame fra elettori ed eletti.
*Società Libera
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