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C’ERAVAMO MA NON CI HANNO CREDUTO

Società Libera online

Anno XXV- n. 565- 08 febbraio 2025

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Liberae Sunt Nostrae Cogitationes

di Vincenzo Olita*

Gli ultimi avvenimenti politici hanno definitivamente confermato la crisi del sistema dei partiti, l’inadeguatezza dei meccanismi istituzionali e la necessità di ridefinire il ruolo delle forze politiche.

Convinti della globale criticità che è tale da non permettere a nessuno di sentirsi al riparo da presunte diversità, imperversa un ottimismo per il futuro che non è quello della ragione, bensì quello della conservazione. I partiti non hanno perso voti a seguito del fenomeno   Lega, ma è nata la Lega perché quei voti, i partiti non sono più in condizione di rappresentarli.

Non siamo in presenza di un generico voto di protesta ma di una volontà collettiva tesa al superamento delle logiche tradizionali di aggregazione del consenso, che potrebbe divenire determinante se riuscisse a coagulare una quota dei sette milioni e mezzo tra astensioni, schede bianche e nulle, il 19,1% dell’elettorato.

Si avverte un distacco da una politica politicante e non è pensabile colmarlo cambiando simboli e nomi o riducendo, semanticamente, la presenza dei partiti senza fornire altre ragioni dell’operare oltre quelle interne alla politica stessa. I soggetti politici tradizionali individuano nella stagione del regionalismo e delle autonomie locali il perno strategico della risposta all’esasperazione localistica. Ci si illude così di attrezzarsi per rispondere ad un fronte, se si vuole, del tutto secondario.

Per un mutamento sostanziale non basta più denunciare ed essere partecipi, non basta più invocare chiarimenti, verifiche, vertici su questa o quella emergenza, non basta più rivendicare tradizioni culturali, ideali. storiche per imporre la propria Diversità.

La diversità non basta affermarla, bisogna praticarla, imponendola e conquistandola quotidianamente.

Il prioritario problema della criminalità organizzata presuppone anche il superamento della prassi, ormai in uso, che le pene vadano semi scontate. Il tramonto della Leva obbligatoria consentirà un risparmio da dirottare nell’Amministrazione giudiziaria e carceraria.

Il funzionamento istituzionale passa anche per una riforma elettorale

che trova nel doppio turno alla francese e nel collegio uninominale un modello da perseguire. Cosi come la riduzione delle preferenze costituirebbe un momento di moralizzazione della vita politica.

Allo stesso modo, la riduzione del numero dei parlamentari, la diversificazione delle competenze nell’iter legislativo nei due rami del Parlamento sono novazioni necessarie per lo snellimento della produzione legislativa.

Poi, il superamento delle province, l’incompatibilità tra Consigliere ed Assessore rappresenterebbero un drastico intervento riformatore.

Privatizzazioni

La statalizzazione dei partiti trova il suo apice nell’occupazione/appropriazione degli enti pubblici, economici e dei servizi di livello nazionale e locale.

Per la Sanità, considerato il livello di sperpero e inefficienza, occorre farsi carico di un’accelerazione di un organico progetto di riforma.

Nel contempo i politici non entrino nei Comitati di Garanzia delle USSL e abbandonino i consigli di amministrazione degli istituti ospedalieri.

Lo Stato, in alcuni settori, non potrà non continuare ad esercitare uno specifico ruolo imprenditoriale riportandolo, però, nell’alveo di una corretta economia di mercato.

Per le società municipalizzate e per le Spa di proprietà degli enti locali, dove è più marcata la presenza partitica, vi sono casi in cui la stessa missione societaria è del tutto superflua, s’impone l’urgenza di sciogliere l’intreccio tra interessi clientelari, inefficienza e malaffare. Occorre spingere l’intero sistema dei partiti verso una concreta rigenerazione, del resto, è indubbio che se i partiti   occupano lo Stato è pur vero che non in molti occupano i partiti in cui il tasso di agibilità al loro interno trova spazi del tutto ridotti.

Giustamente, Bobbio rileva che una democrazia sostanziale non la si misura dall’esistenza o meno di spazi partecipativi, ma dall’effettivo utilizzo che di questi spazi, ogni giorno, riusciamo a fare.

Non a caso pubblichiamo questo mio scritto risalente al dicembre del 1990, trascorsi 35 anni percezioni e umori di tanti uomini e donne di questo Paese risultano più o meno immutati se non per l’accresciuta disaffezione per l’essenza della politica.

Alle politiche del 2022 l’affluenza si è ridotta al 63,90 da cui dedurre schede bianche e nulle, nel 1992 era 87,07, qualche milione di cittadini non partecipanti al vero momento di democrazia. Fortuna vuole che quasi nessuno abbia mai preso visione della legge elettorale del 2017 dell’on. Rosato, incomprensibile, anche per qualche addetto ai lavori.

A nostro avviso, per recuperare qualche percentuale di affezione alle urne occorrerebbe ritornare ad una testa che corrisponde ad un voto certo. Utopia, fin quando i meccanismi elettorali saranno funzionali alle convenienze dei meccanismi partitici.

Così come la privatizzazione di due reti Rai significherebbe un modesto risparmio per le famiglie ma, forse, un gran sollievo per attenuare le asfissianti propagandistiche posizioni di alcun pregio come quella che nei TG ci parlano per quattro mesi del festival di Sanremo che è stato e per otto del Sanremo che sarà.

Allora, diversità con il passato? Davvero poca, se pensiamo alla Scuola, davvero peggio. Diversità tra formazioni partitiche? Ancor meno, tra maggioranze e opposizioni solo il sol dell’avvenire in attesa del cambio di ruolo.

Si potrebbe continuare ma per comprendere lo scarso mutamento basterebbe solo sfogliare qualche documento ultradecennale.

*direttore Società Libera

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collegamento per visionare la registrazione e le foto del convegno del 26 novembre 2024 “Riflettendo sull’indomani israeliano-palestinese”