QUATTRO AMAZZONI E DUE FUNERALI
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QUATTRO AMAZZONI E DUE FUNERALI
di Vincenzo Olita*
Le protagoniste:
Ursula von der Leyen – Presidente Commissione europea, Tedesca,
Unione Cristiano Democratica
Kaja Kallas – Alta Rappresentante dell’Unione per Affari esteri,
Estone, Liberale
Hadja Lahbib – Commissaria europea Gestione Crisi, Belga,
Liberale
Judith Gerlach – Ministro Salute Bavarese, Tedesca,
Unione Cristiano Sociale
La Presidente della Commissione ha sollecitato gli europei a
prepararsi alla guerra per il 2030
Kallas: “Dobbiamo prepararci alla guerra contro la Russia”
Gerlach: “Preparare il sistema sanitario tedesco ad affrontare
un’eventuale guerra”
Lahbib ha superato le colleghe, in ridicolo e sfacciataggine proponendo
agli europei di fornirsi di un kit anti guerra per la sopravvivenza
di 72 ore. Documenti, acqua, fiammiferi, carica batterie, coltellino
svizzero, carte da gioco, denaro contante e due, tre cose ancora.
Basta così, disgusto e rabbia prendono il sopravvento, ci conforta solo lo scoprire che gli europeisti dopo anni di convincimento sull’inutilità del contante ne scoprono la necessità.
A qualcuno potranno sembrare comportamenti utili ed efficaci di una leadership attenta al bene comune. A noi, la certezza di un devastante e ridicolo protagonismo da non sottovalutare però, in quanto non frutto di un pensiero debole ma il risultato di un’attenta strategia comunicativa tesa a rafforzare angosce per il futuro e netta avversità per l’altro, ben strutturato e ben identificato come il male, il male assoluto: la Russia.
Con queste riflessioni il primo funerale è stato celebrato, quello di una non definibile dirigenza di uno stanco, confuso e sconvolto europeismo.
Gustave Le Bon, antropologo e sociologo francese, nel 1895 pubblicò Psicologia delle Folle un saggio di sociopsicologia politica meditato e apprezzato da Schumpeter, Freud, Adorno, Sorel, Pareto, Mussolini, Lenin, per ricordarne alcuni. Il saggio ci aiuta a comprendere percorsi, manipolatori non cognitivi, tipici dell’azione politica che insistendo sulle folle ne condizionano le credenze.
L’Affermazione, la Ripetizione, il Contagio e il Prestigio sono elementi, strumenti e azioni funzionali al convincimento.
“C’è il concreto pericolo di guerra, le Borse vanno male, si avvantaggia la Tesla, azienda automobilistica di Elon Musk”,annunciano nel programma della 7, L’aria che tira, mentre scrivo venerdì 28 alle 12,13. Ma non è così, i listini, normalmente, flettono mediamente dello 0,40, la Ferrari segna +3,27 %, la Tesla – 0,45%.
Ecco, in diretta televisiva, l’esempio di affermazione priva di ragionamento e prove. Un’idea secca attecchisce meglio e subito tra le folle e, quanto più si ripete un’affermazione semplice, tanto più assume valore e, quindi, influenza. A seguito s’innesta il possente meccanismo del contagio che ha la stessa struttura di un virus, Le Bon argutamente sostiene che: “le folle si guidano con dei modelli, non con degli argomenti”.
Il contagio è essenzialmente imitazione di comportamenti e modelli, in questo non siamo molto distanti dal mondo animale. Le opinioni, poi, acquistano il sigillo conclusivo quando scatta il meccanismo del prestigio prodotto da fascino personale, da un particolare abbigliamento, pensiamo ai giudici in toga, dai titoli di ogni genere e specie, dai politici di ogni provenienza, colore, spessore culturale e intelletto che, indipendentemente dal livello, emanano più o meno prestigio per la sola circostante di occupare una carica.
Geniale Le Bon per aver nel 1895 disegnato, oltre alla già evidente essenza della politica, il fondamento della moderna informazione televisiva, stampata e di qualsiasialtro genere.
Abbiamo sviluppato una piccola deviazione argomentativa in quanto premessa al nostro ragionare che riprendiamo, riportandoci all’Europa al suo impegno in Ucraina, al suo futuro.
Ci soffermeremo sui mutamenti strategici dell’Amministrazione Trump e le conseguenze per l’Ue, muovendo dalla premessa che ai governanti europei poca importa dell’Ucraina e del suo popolo, poco importa delle centinaia di migliaia di vittime, poco importa dei milioni di espatriati, dei tanti giovani annegati nel Danubio per arrivare in Romania e nel Dnestr per entrare in Moldavia, poco importa di un Paese ridotto in macerie e dei tanti uomini nascosti in cantine e sotterranei per sfuggire al fronte e alla legge marziale.
Importa sbandierare agli europei che è necessario difendere la democrazia ucraina e di conseguenza l’occidente europeo.
Allora, occorre mettersi di traverso alla possibilità di arrivare ad una tregua che apra un percorso verso la pace. Occorre infondere sconcerto, paure, allarmi e sgomenti nei popoli dell’Unione, ricordiamo le Amazzoni, occorre convincere con strumentali affermazioni che l’europeismo esiste, che la loro Europa ha un ruolo e una missione, che è potenza planetaria e tant’altro ancora.
Il tutto per mascherare la sconfitta psicologica, morale e materiale accusata dopo un triennio di guerra, il disonore per aver occultato lapalissiane verità sulla consistenza militare e sulla tenuta russa.
Ma ancor più per sostanziare l’esistenza in vita di un’entità politica completamente assente sullo scenario internazionale dove, se in qualche caso, si è intervenuti, vedasi Libia, lo si è fatto in ordine sparso.
Ed allora, Macron e Starmer si sono auto ritagliati il ruolo di leader dell’impianto operativo le cui forze, individuate dapprima come volenterosi e oggi come rassicuranti, saranno composte da squadre franco britanniche che prepareranno l’esercito ucraino, ricevendo il plauso di Zelensky, in qualità di indiscusso onnipresente leader: “L’Europa dimostri che sa difendersi”.
Siamo alle comiche. L’Unione si riunisce a Parigi o Londra, da anni fuori da Ue, il cui vertice ha sostanzialmente abdicato favorendo propositi, mire, progetti e tornaconti non pubblici. Il dibattito politico è centrato su due problematiche, la prima sull’ipotetico modello di difesa se dovrà essere comune e accentrato o potenziato a livello nazionale, l’altra sulle necessità finanziarie per soddisfare il riarmo.
Già, le ragioni del riarmo, le alleanze, il futuro geopolitico, gli apparati e le strategie militari, l’assenza di riflessione sull’impiego di truppe in Ucraina, con o senza il supporto americano e tanto altro non sembrano essere all’attenzione della politica europeista, protesa più verso un gioco di risico rispetto a comprensioni, valutazioni e scelte sia politiche che militari.
Noi, comprendiamo che il rampollo dei Rothschild l’intelligente Macron, persuaso del suo tramonto in Francia aspiri, nel deserto della dirigenza europeista, a partire dal 2027 ad essere il leader in pectore del futuro europeismo.
Allo stesso tempo il britannico Starmer, fuori dall’Ue, si adopera per la posizione di Deus ex machina collettore tra le due rive atlantiche in linea con l’ottantennale ruolo.
Gli altri? Comparse di primo, tra cui Meloni, e secondo piano.
Rischi, pericolosità e futuro di presenza militare europea in Ucraina? Non pervenute. Conseguenze per l’Europa in caso di prosieguo del conflitto?
Le Amazzoni sussurrano: GUERRA.
Il secondo funerale, quello dell’Europeismo, è servito, siamo alle condoglianze dove si sprigiona una vigorosa risata quando la vice presidente del Parlamento europeo onorevole Pina Picierno rende noto che:” C’è Mosca dietro le Fake su di me”.
E così siamo anche al di là del ridicolo.
* direttore Società Libera
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