Solo apparenti le novità dell’offerta politica
di Roberto Falcone
I Pentastellati, la Lega di Salvini, i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, Liberi e Uguali, accrescono i loro consensi promettendo cambiamenti che non possono non piacere, senza fornire elementi che diano fiducia sulla possibilità di realizzarli, nel caso che andassero al governo del paese. I detrattori di questi partiti, che li accusano o di ignoranza frutto di inesperienza, o di malafede, dimenticano la lezione di Simone Veil, che ha lucidamente spiegato come i partiti ottengono il consenso: “un partito politico è una macchina per fabbricare una passione collettiva” . L’elettore che decide di dare il proprio voto ad un partito, non lo sceglie con il ragionamento, bensì sulla base della sua vicinanza ideale ed emotiva con i valori e le priorità indicate dal partito nella sua propaganda e nei programmi promessi. Per l’elettore, calcolare la fattibilità dei programmi proposti da ciascun partito sarebbe un esercizio troppo impegnativo e poco gratificante. Sentirsi invece confermare le proprie aspettative, utopiche o meno che siano, fa scattare la molla del consenso. Quelli che scelgono guardando alla propria convenienza, al limite dando un voto di scambio, sono la minoranza.
Un’altra caratteristica evidenziata dalla stessa Veil è quella che guida i partiti nell’esercizio del loro potere: “un partito politico è un’organizzazione costituita in modo da esercitare una oppressione collettiva sul pensiero di ciascuno degli esseri umani che ne sono membri”. Da quando la nostra costituzione materiale ha abolito la separazione dei poteri, ovvero lo Stato di diritto, il potere dei partiti viene esercitato per mezzo del controllo sull’amministrazione dello Stato, centrale come periferica. Scrisse Minghetti: “L’ufficio dello Stato è di sottoporre l’ interesse di ogni cittadino e di ogni classe all’ interesse pubblico. Il governo di partito inverte la gerarchia e sottopone l’interesse pubblico ai suoi propri interessi: laonde ove ciò fosse inevitabile nella forma costituzionale e parlamentare, si dovrebbe concluderne che vi è contraddizione fra questa forma di governo e il fine razionale della società”.
La prassi e anche il “sentiment” vigenti negano l’applicazione dell’art. 67 della Costituzione e fanno considerare legittimo il vincolo di mandato degli eletti da ciascun partito. E’ un fatto cioè che, nel nostro ordinamento materiale, i partiti esercitano il loro potere nel pieno della contraddizione denunciata da Minghetti. Non dobbiamo perciò aspettarci che i 4 “giovani” partiti menzionati in apertura, dopo il 4 marzo, eserciteranno il loro potere in modo diverso dai due che hanno detenuto il potere negli ultimi decenni, il PD e Forza Italia. Sia i primi che i secondi continueranno ad occupare l’amministrazione dello Stato, la vera fonte del potere, esercitato attraverso le nomine nelle cariche istituzionali e l’allocazione delle risorse finanziarie pubbliche. L’entità di queste ultime, frutto dell’onerosità del prelievo fiscale, continuerà ad essere poi una variabile condizionata da fattori che lasceranno pochi margini alla discrezionalità dei governanti.
Newsletter – Anno XVIII – n. 359 del 14 febbraio 2018