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L’esito elettorale segna il declino della cultura occidentale?

di Roberto Falcone

Circa 250 anni fa iniziò ad affermarsi nel mondo occidentale l’applicazione del pensiero di Adam Smith e David Hume, cresciuto sul concetto di governo basato sulla libertà disciplinata dalla legge (Montesquieu 1748): la nostra radice culturale, contrapposta a quella del contratto sociale di Rousseau (1762). In Russia e Cina ciò non è avvenuto con i regimi dei secoli XIX e XX, le cui culture erano più in sintonia con il secondo che con i primi. Non è cambiata la loro cultura con l’avvento degli attuali regimi, che pure hanno consentito la formazione di classi borghesi capitalistiche, però regolate e pilotate rispettivamente da un vertice onnipotente e da un partito comunista che esercita un fortissimo capitalismo di stato.

La domanda che pongono gli attuali sommovimenti politici nell’occidente è se il pensiero su cui si basano cultura e politica occidentale non sia in declino anche nei paesi dell’Europa Occidentale. L‘esito delle nostre recenti elezione ne sembra un sintomo significativo. La nostra democrazia rappresentativa consente all’elettore di scegliere un partito, non un parlamentare; e tutti i partiti hanno lo scopo di conquistare la maggioranza assoluta del parlamento per poter controllare il potere legislativo. Il partito che ha vinto le elezioni ha dichiarato che intende imporre il vincolo di mandato ai propri parlamentari, abolendo l’art. 67 della Costituzione, che costituisce l’argine a tale controllo. Il fatto che nessun partito abbia mostrato contrarietà a tale intenzione starebbe a dimostrare che il vincolo di mandato è già nelle intenzioni di tutti i partiti. Basta osservare che i nostri governi sono i sostanziali controllori della produzione legislativa del parlamento. La fusione fra potere esecutivo e potere legislativo è già avvenuta (“ruling by law” anziché “ruling of the law”).  A ciò si aggiungono le sempre più frequenti migrazioni di magistrati in politica, che possono tradursi in una minaccia anche sull’effettiva separazione del potere giudiziario dagli altri due.

Sembrano dunque esserci buone possibilità che il nostro nuovo parlamento e il nostro nuovo governo, con il primo partito palesemente ispirato al pensiero rousseauiano e con l’altro vincitore simpatizzante per il regime russo, cercherà di allontanarci ancor di più dai nostri fondamenti culturali e politici. Dai partiti moderati del centrodestra e del centrosinistra, che nella speranza di arginare i loro insuccessi si consentono anch’essi dosi di populismo, non possiamo aspettarci gran ché. Staremo a vedere quali settori e corpi sociali potranno opporsi ad una politica che sembra tentata di tagliare le radici della nostra società.

Newsletter – Anno XVIII n. 367 – 27 aprile 2018

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