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Gigantomachia postmoderna


Società Libera online

Anno XXIII – n. 520 – 23 dicembre 2023

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Liberae Sunt Nostrae Cogitationes


di Angelo Giubileo*

Tutte le testimonianze degli antichi concordano sul fatto che siano stati gli uomini a inventare gli dei. E non il contrario. Dato che gli dei appaiono sulla scena del mondo soltanto in un secondo tempo. Le testimonianze inoltre concordano su un altro dato comune a tutti i popoli dell’antichità, un dato comune che emerge come una forma di rappresentazione dell’umanità stessa.

Ovunque si narra di una lotta tra simili: uomini, dei, semidei, giganti. E ancora, una lotta degli dei contro gli uomini e degli uomini contro gli dei. La lotta termina sempre con il trionfo degli uni sugli altri, del bene sul male e, stando a quanto dice Plutarco, “questa è l’opinione più diffusa, e anche quella dei veri sapienti” (Iside e Osiride, 46 E). Ma, pur sempre, un’opinione.

Nell’attuale postmodernità – che si voleva fosse caratterizzato da la fine di tutte le metanarrazioni del passato -, è presente ancora la narrazione del medesimo scontro, che continua ininterrottamente, dice Plutarco, da almeno 8.000 anni circa e più (ibidem). Nel lunghissimo tempo della modernità, è accaduto che gli dei abbiano preso il sopravvento sugli uomini, in forza di un potere, definito virtù, che sostanzialmente derivava loro dall’uso della mente più che del corpo. Molti lo hanno chiamato “fuoco”.

Corpo e mente: questi i due guerrieri in perenne lotta tra loro; secondo gli opposti principi del caos e dell’ordine. E quindi, riassumendo: in principio fu il caos (Esiodo, Teogonia v. 116) o in principio era il Verbo (Giovanni, 1,1). E cioè, attraverso il racconto della genealogia evangelica, al Verbo viene quindi assegnato quel ruolo di “mediatore” che per i Persiani era svolto da Mitra (Plutarco, ibidem). Mitra intraprende un rituale, di cui esiste una splendida rappresentazione al British Museum di Londra. Si tratta di una tauroctonia, ovvero l’uccisione rituale di un toro da parte del dio medesimo. E dunque, che sia toro o agnello, si tratta in ogni caso di un rituale antico di lotta, tra ciò che è detto un bene e ciò che, da parte opposta, è detto viceversa un male. E viceversa.

Ma, non è affatto detto che il rituale non possa interrompersi. E allora, seguendo la via tracciata da Parmenide, egli dice che: Primo fra tutti gli dei (l’uomo) creò con la mente Amore (frammento 13). Apertura di una “nuova via”, secondo l’ordine sensibile e intellegibile e quindi l’unione di corpo e mente.

E tuttavia, in quanto tale, il rituale tende per la sua stessa natura a riproporsi costantemente e tendenzialmente a imporsi sul destino vicendevole degli uomini, così che, nel cammino della modernità, in lotta con il corpo, la mente ha assunto il dominio ed è ascesa alla sede dell’Olimpo, antica dimora del Toro celeste. Prima dell’avvento del tempo della postmodernità e del postumano.

La scalata all’Olimpo degli uomini è proseguita ininterrotta, attraverso due guerre mondiali, mediante nuovi e potenti strumenti quali, sopra tutti, la tecnologia e la finanza globali, ciò che una volta rappresentavano il libro e la spada. Da “La fine della storia e l’ultimo uomo” di Fukuyama – attraverso il pensiero transumanista ed ecologista di un OltreUomo non più dotato di un corpo di carbonio – alla “cancel culture”: il dado è stato tratto. Qualcuno ha pensato che la lotta tra il bene e il male sarebbe finita per sempre, che il rituale della vita e della morte sarebbe stato definitivamente interrotto. Ma, evidentemente, si sbagliava.

Il nuovo esperimento è ancora una volta fallito. Gli uomini si sono ancora ribellati a se stessi e anche ai nuovi dei, globalisti ed europeisti.

*Filosofo, Società Libera