Machiavelli, l’emigrazione e gli illuministi Scozzesi
di Pietro Di Muccio de Quattro
Nel capitolo XV del “Principe” il nostro Machiavelli pronuncia la celeberrima sentenza che ritengo basilare per la politica e la scienza sociale: “Ma sendo l’intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso più conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa che alla immaginazione di essa.” Nella sua famosa ‘versione italiana’ del capolavoro, Piero Melograni la traduce così: “Ma essendo il mio scopo quello di scrivere qualcosa di utile per chi vuol capire, mi è parso più conveniente inseguire la verità concreta, piuttosto che le fantasie.” Senza sminuire in nulla la lodevole fatica di Melograni, azzardo a dire che qui la potenza di scrittura di Machiavelli viene alquanto snervata dalla traduzione, altrimenti spesso indispensabile. Certo, la ‘verità effettuale’ è ‘concreta’, tuttavia anche più che concreta, cioè ‘necessaria’, ‘costante’, ‘ineluttabile’. Certo, ‘l’immaginazione di essa’ sono ‘fantasie’, ma soprattutto ‘illusioni’, perché, infatti, fantasticare in politica può risultare innocuo; illudersi, no. Pure ‘conveniente’ va meglio letto nel senso dell’epoca, cioè ‘concordante’, dunque ‘proporzionato’ e ‘corrispondente’. Machiavelli ci sta dicendo che egli richiama puramente e semplicemente quel che accade nel mondo reale. “Ma c’è una tale differenza tra come si vive e come si dovrebbe vivere, che colui il quale trascura ciò che al mondo si fa, per occuparsi invece di quel che si dovrebbe fare, apprende l’arte di andare in rovina, più che quella di salvarsi. E’ inevitabile che un uomo, il quale voglia sempre comportarsi da persona buona in mezzo a tanti che buoni non sono, finisca per rovinarsi. Ed è pertanto necessario che un principe, per restare al potere, impari a poter essere non buono, e a seguire o non seguire questa regola, secondo le necessità.”
Facciamo adesso un salto di circa 250 anni e voliamo nelle braccia di quei maestri di libertà e sapienza che furono, e sono, gl’Illuministi scozzesi. Essi ci hanno insegnato alcune “verità effettuali”: le regole della morale non sono conseguenze della nostra ragione; esiste un ordine sociale spontaneo che nessuno ha progettato; la società può essere migliorata soltanto attraverso la comprensione delle conseguenze inintenzionali dell’azione umana, eccetera. Insomma, non basta volere il bene per ottenerlo. Come in effetti sta accadendo nel fenomeno dell’immigrazione, nel quale il buonismo latu sensu di sinistra si salda con il buonismo parareligioso e con il buonismo pseudointernazionalista. L’ennesima prova irrefutabile dei danni procurati da tale saldatura, che genera un ordine contrario alla verità effettuale perché buonista a prescindere oltre che riluttante a considerare e incapace di comprendere le conseguenze inintenzionali delle azioni pubbliche e private presuntamente a favore dei migranti in potenza e in atto, la ritrovo nell’articolo davvero eloquente di un giornalista serio come Lorenzo Imarisio (Corriere della Sera, 12 giugno), che intervista alcuni comandanti di organi militari di Tripoli. Ebbene, che dichiarano questi sorprendenti ufficiali, machiavelliani e illuministi inconsapevoli? Eccone alcuni scampoli: “Certo nell’immediato sono da prevedere ulteriori sofferenze per i migranti in mare. Ma le chiusure italiane indurranno chi è ancora a terra a pensarci sopra mille volte prima di imbarcarsi”; “oggi le centinaia di migliaia di africani che si assiepano sulle nostre coste, insieme alle bande criminali che li accompagnano, significano unicamente destabilizzazione e caos, ma voi europei con la vostra cieca politica umanitaria ci create problemi immensi”; “sappiamo che, almeno alcune Ong, sebbene non tutte, operano a fini umanitari, altri sono ‘criminali’ travestiti da Ong, però, anche nel caso di quelle più pulite, ogni volta che le loro navi si avvicinano alle nostre coste vediamo puntualmente la crescita esponenziale delle partenze dei migranti. Non so che grado di coordinamento esista con gli scafisti. Sta di fatto che gli umanitari inglesi, tedeschi, danesi, olandesi, spagnoli, facilitano le attività criminose.” Marco Imarisio sottolinea che i capi delle milizie, benché divisi e in lotta, “su di un punto concordano: vorrebbero bloccare gli arrivi degli africani nel loro Paese e accusano le organizzazioni non governative assieme ai governi europei di fungere da involontari fiancheggiatori del movimento migratorio, oltre che delle bande criminali di trafficanti d’esseri umani, che proprio grazie alla politica dei salvataggi in mare e dei porti aperti hanno enormemente facilitate le loro attività.”
In conclusione, la verità può dirsi sotto gli occhi “di chi vuol capire”. E’ una verità così vera che la intende chiunque non sia pregiudizialmente disposto ad ignorarla.
Newsletter – anno XVIII – n. 373 – 19 giugno 2018