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Tanto tuonò che non piovve

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Anno XXI – n. 455 – 26 ottobre 2021

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TANTO TUONO’ CHE NON PIOVVE

di Vincenzo Olita*

Erano trascorsi pochi giorni dal 15 agosto, quando i talebani entrarono a Kabul, che Draghi, tramortito come l’intera dirigenza europea, dal precipitare della situazione in Afghanistan, annunciava un G20 straordinario sulle condizioni di quel Paese.
Apriti cielo, per politici, informazione, diplomatici interessati e così via, si aprì una gara sulla retorica, sulla non comprensione degli scenari internazionali e, in molti casi, su una vera e propria piaggeria, tale da poter essere confusa con banale nazionalismo e ancor più con un indecifrabile sovranismo.

I Titoli: Un G20 straordinario, opportunità e sfide. Dalla Merkel a Putin, a cosa punta l’interventismo di Draghi. Per Draghi un ruolo sempre più centrale in Europa. La debolezza di Francia e Germania e un maggior protagonismo per l’Italia. Draghi in più occasioni ha ripetuto che il futuro dell’Europa dipende dall’Italia. Quel che già oggi appare evidente è il ruolo centrale assunto dal premier italiano. Afghanistan, asse tra Draghi e Putin. La Mossa dell’Italia e il dialogo largo di Draghi.
Insomma, il nostro Primo Ministro velocemente riconosciuto leader oltre l’Europa.
Si trattava solo d’individuare una data: immediatamente, prima dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite prevista per il 20 settembre o a seguito della stessa; non era un gran problema spiegavano diplomatici addentro a Palazzo Chigi, ognuna delle tre ipotesi offriva delle opportunità. Nei primi due casi, l’iniziativa italiana sarebbe stata un viatico per i lavori dell’ONU; nel terzo potrebbe fungere da momento riassuntivo e quindi di coordinamento dei risultati ottenuti a New York. E allora, anche con una tempistica favorevole, in tutti i casi, l’intuizione draghiana non poteva non risolversi in un significativo e prestigioso successo diplomatico.
Dopo aver dato per scontato l’inevitabile esito positivo, si è arrivati a ipotizzare la concessione all’Italia di un’autorità per coordinare un gruppo di contatto, tra i Paesi che esprimono preoccupazione sul futuro afghano, e per indire una Conferenza internazionale.
Purtroppo, nonostante un’incomprensibile terapeutica inclusività del G20, evocata dai diplomatici di palazzo, e i faticosi tour diplomatici messi in piedi dalla Farnesina per il Metternich di Pomigliano d’Arco, l’appuntamento tanto acclamato si è rivelato privo di strategia e di una tale modestia da rasentare l’anonimato.
Manipolando il persuasivo proverbio socratico si potrebbe sostenere che tanto tuonò che non piovve. Il 12 ottobre non piovve perché all’incontro mancarono Putin, Xi Jinping e il Pakistan, cioè i diretti interessati, perché indebolito anche dagli Stati Uniti, dalla Germania e dall’Ue che, negli stessi giorni, avviano a Doha colloqui con i talebani. Non piovve perché del multilateralismo non vi è stata traccia, assenze pesanti, approssimazione statunitense e visioni divaricanti non hanno consentito d’individuare una strategia condivisibile.
Del resto, non aveva piovuto neppure a New York all’Assemblea generale ONU dove i leader intervenuti avevano partecipato solo a un festival delle buone intenzioni che, com’è noto, lastricano la strada per l’inferno.
Non piovve il 12 ottobre su un G20 virtuale e sbrigativo, iniziato alle 13 e concluso dopo poche ore. Certo, dei risultati ci sono stati, si è dato mandato alle Nazioni Unite per il coordinamento degli interventi centrati sulla necessità di rispettare i diritti delle donne, sulla lotta al terrorismo e sulla crisi umanitaria per la quale l’Ue ha annunciato uno stanziamento di un miliardo, dove l’informazione italiana si è divisa se trattasi di euro o dollari, controllare per credere.
Non insistiamo sulla valutazione dell’evento, lasciamola al Presidente del Consiglio: Il G20 straordinario un successo, torna il multilateralismo! L’assenza di Cina e Russia non era legata a motivi specifici, il coinvolgimento c’è stato ed è stato continuo! e al Metternich di Pomigliano: Dobbiamo finanziare lo Stato senza dare soldi ai talebani.
Una metabasi nel momento in cui obiettivi e argomenti sono mutati velocemente come accaduto tra l’annuncio e la realizzazione del G20. Statisti e leader politici non possono non avere una spiccata capacità diagnostica che possa orientarli nell’esprimere leadership situazionali, salvo che si lascino abbagliare da una politica politicante e da un’informazione capace di osannare presunti successi, indipendentemente dall’efficacia della leadership.
Esattamente come accaduto per la non valutazione delle posizioni di Cina e Russia sul versante afghano cui si è aggiunta, da parte cinese, la minacciosa dichiarazione di nessun compromesso sulla riunificazione con Taiwan. Con queste premesse pioverà a Roma il 30 ottobre?

* Presidente Società Libera


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